4c- St. Bruno https://sites. Informazioni.

Informazioni sui blogs dedicati a San Bruno. Sito web dedicato a San Bruno.

 L’area tematica Anicec 2013 vuole fornire informazioni, approfondimenti, diffusione e valorizzazione dell’universo dei monaci certosini, brunoniani seguaci di San Bruno da Colonia. Gruppo aperto  http://www.facebook.com/profile.php?id=100000464083927#!/groups/120078118039191/ San Bruno o Brunone – Certosini (Cultura e comunicazione Anicec)

Accedi  ai video Youtube

Nato a Colonia intorno al 1030, fù cancelliere ecclesiastico a Reims; Sacerdote, professore di teologia e filosofia, Rettore, desideroso di condurre vita solitaria fondò con pochi discepoli nella valle di Chartroux,  l’Ordine dei certosini.

cv

Il desertum e la solitudine eremitica diedono nel monachesimo una nuova forma di vita comunitaria, passò a una vita eremitica di austera penitenza di preghiera nella Grande Chartreuse di Grenoble-Francia fù chiamato nel 1090 a Roma dal papa beato Urbano II, perché lo aiutasse nelle necessità della chiesa scegliendoLo anche come consigliere, successivamente si ritirò nell’eremitismo di Santa Maria della Torre o del bosco-Calabria.

S t o r i a

Storia

L’Ordine Certosino, in latino Ordo Cartusiensis, è uno dei più rigorosi ordini monastici della Chiesa Cattolica. I monaci di quest’ordine pospongono al loro nome la sigla O.Cart.. L’Ordine Certosino fu fondato da San Bruno di Colonia nel 1084. La vita scandalosa e simoniaca dell’arcivescovo Manasse di Reims, deposto nel 1080 e scomunicato da Papa Gregorio VII, lo aveva fatto riflettere e decidere di seguire la sua inclinazione verso una vita di distacco dal mondo[1]. San Bruno fondò il primo monastero insieme a sei compagni, quattro erano chierici e due laici.

Il primo monastero fu la Grande Chartreuse, presso Grenoble, nella Savoia. Il nome dell’Ordine si deve a questa prima fondazione, situata presso l’omonimo massiccio montuoso (Massif de la Chartreuse).

Chiamato a Roma come consigliere di papa Urbano II, san Bruno fondò nel 1091 una seconda Certosa nel luogo selvaggio di La Torre, in Calabria, dove egli stesso morì nel 1101.

La regola dell’Ordine venne messa per iscritto da Guigo († 1137), quinto priore della Grande Chartreuse; in essa si accentua particolarmente l’obbligo del silenzio quasi perpetuo, dell’astinenza quasi completa dalle carni e della partizione del tempo tra preghiera e lavoro, quest’ultimo costituito principalmente da giardinaggio e trascrizione di libri[2]. L’Ordine può vantare la benemerenza di essersi fatto pioniere di cultura; notevole è la produzione di scritti ascetici e teologici. A motivo della sua rigidità l’Ordine si diffuse in maniera lenta; al tempo della sua massima fioritura, nel XIV secolo, consisteva di circa 180 case, fra cui dodici monasteri appartenenti al ramo femminile, che era stato fondato nel XII secolo[2]. Non ebbe mai bisogno di una vera e propria riforma[2]. Nel 1940 all’Ordine fu restituita la Grande Chartreuse e vi poté rientrare; ne era stata espulsa il 29 aprile 1903 in seguito alla politica anticlericale della Terza Repubblica francese.  Nel 1924 il Papa Pio XI emanò una Costituzione Apostolica con la quale approvò gli Statuti dell’Ordine, riveduti alla luce del Codice pio benedettino.  L’Ordine certosino è di carattere penitenziale molto severo; esso fonde insieme, come già i Camaldolesi, la vita anacoretica con la vita cenobitica; la base generale è la regola benedettina, resa più aspra[2]. La vita comunitaria si esprime in momenti particolari, soprattutto nella liturgia celebrata in comune, ma anche negli incontri di ricreazione. Fin dai primi tempi è ben delineata la caratteristica che la vita certosina mantenne nel tempo: essere un’unione di uomini solitari che vivono in una piccola comunità. I certosini sono dei “solitari riuniti come fratelli”; la comunità che formano è piccola a causa della loro scelta eremitica, tanto che si parla di famiglia certosina.

L’abito dei certosini è bianco.

Le celle dei monaci sono per lo più piccole abitazioni addossate al muro del chiostro, a una certa distanza l’una dall’altra e circondate da un piccolo orto.

Spiritualità

Il nucleo della spiritualità certosina consiste nell’abbandono delle realtà fuggevoli per cercare di afferrare l’eterno (Fugitiva relinquere et aeterna captare[3])[4], nel coltivare il forte desiderio di entrare in unione di vita con Dio, abbandonando tutto il resto e lasciandosi afferrare dall’immenso amore di Dio, per vivere solo di questo amore.

La ricerca di Dio avviene nella solitudine: “Abito nel deserto con dei fratelli”[5].

Il motto dell’Ordine è Stat Crux dum volvitur orbis (“la croce è ferma mentre il mondo gira”).

L’articolazione della comunità del monastero

Fin dall’inizio i monaci chierici furono detti “padri”, quelli che non erano chierici “conversi” o “fratelli”.

La vita dei padri e quella dei fratelli sono nettamente differenti ma hanno in comune il medesimo ideale monastico.

I padri

I padri, o monaci del chiostro, vivono nel silenzio della cella; sono presbiteri o si stanno preparando a ricevere gli Ordini.

Nei giorni feriali i padri si riuniscono tre volte al giorno in chiesa: per il Mattutino, per la Messa conventuale e per i Vespri.

Le domeniche e i giorni di festa di una certa importanza cantano in coro tutto l’ufficio, eccetto l’Ora Prima e la Compieta; pranzano insieme in refettorio e hanno una ricreazione nel pomeriggio.

I padri effettuano una passeggiata settimanale, detta spaziamento, il primo giorno libero della settimana, di solito il lunedì; durante questo momento, che dura tre o quattro ore, possono parlare liberamente. La passeggiata avviene normalmente in coppia, per favorire il confronto personale, e periodicamente ci si ferma per variare le coppie.

In refettorio i monaci non parlano mai; durante il pasto, dal pulpito, uno dei monaci legge brani tratti dalla Sacra Scrittura o dagli Statuti, oppure altre opere relative alla festività del giorno, o altri scritti scelti dal priore.

I certosini si dedicano, soprattutto, allo studio della Sacra Scrittura e della teologia. Nell’Ordine lo studio ha sempre avuto importanza, ma non è l’occupazione primaria dei monaci.

Il lavoro manuale procura ai padri la distensione fisica necessaria alla salute. Rappresenta anche un modo per partecipare con umiltà alla condizione umana, come Cristo a Nazaret. I monaci lavorano da soli nella cella. Il loro lavoro, che deve essere veramente utile, consiste in occupazioni diverse, ma tutti si occupano di tenere in ordine la cella e l’annesso giardino, e di tagliare la legna per l’inverno. Alcuni padri, come il sacrista o il bibliotecario, hanno mansioni specifiche. Gli altri, invece, svolgono lavori di artigianato, quali la rilegatura, la falegnameria, la scultura in legno, gli smalti, le miniature, la pittura di icone, riparazioni varie.

Il “monaco del chiostro” ricerca la solitudine della cella per cercarvi Dio. La cella è un porto sicuro dove regnano la pace, il silenzio e la gioia. Anche se svolge compiti diversi, tutta la sua esistenza deve essere una preghiera continua.

Attraverso la pratica dell’orario il monaco impara a vivere al ritmo lento delle stagioni e dei tempi liturgici.

I fratelli

I fratelli affiancano alla vita di preghiera il lavoro manuale in modo più rilevante dei padri.

La vocazione di converso, nata a metà dell’XI secolo, fu vista, in un primo momento, come una forma di vita religiosa destinata ad assistere la solitudine degli eremiti, senza però che i fratelli conversi fossero essi stessi solitari. Agli inizi dell’ordine certosino i fratelli proteggevano la solitudine dei padri, e la loro stessa solitudine era a sua volta protetta dal fatto di vivere all’interno del monastero (“deserto”). Nei secoli la loro abitazione fu separata da quella dei padri; oggi, invece, abitano nello stesso monastero.

Ai conversi si sono aggiunti i “donati”. All’inizio essi erano operai aggregati al monastero e tenuti solo ad alcune preghiere. Poi diventarono monaci, con abito e con stile di vita simile a quella dei conversi. Tuttavia essi non si vincolano con voti, ma, si donano al monastero promettendo di servire Dio. I donati hanno proprie regole, meno vincolanti di quelle dei conversi; non sono tenuti, per esempio, a partecipare alle preghiere notturne.

Il procuratore

Nella certosa, i fratelli (conversi e donati) formano un gruppo attorno ad un monaco detto procuratore, che assegna i vari lavori e coordina l’attività dei fratelli. Il procuratore può essere sia un padre che un fratello converso. Il procuratore ha anche il compito dell’amministrazione temporale del monastero, ed ha il dovere di non far diffondere nella casa i “rumori del mondo“; ha la funzione di permettere ai monaci di tendere alla contemplazione nel totale isolamento.

Il   ritmo di un monastero   certosino

La giornata del monaco del chiostro[6]:

Ministro generale dell’Ordine certosino

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Vai a: navigazione, ricerca

Il moderatore supremo dell’ordine Certosino porta il titolo di Ministro generale. Tale incarico spetta, di diritto, al priore della Grande Chartreuse.

Dalla fondazione dell’Ordine, i Ministri generali furono:[1]

 http://www.facebook.com/profile.php?id=100000464083927 SanBrunone Monaco Certosino (Giornalismo)

 

1st Bruno

http://www.facebook.com/profile.php?id=100000464083927#!/groups/125028740877931/

Certosini Bruniani (libertà, pace, gioia e Bonitas). Anicec.

 

Guigo scrisse che il primo gradino di questa forma di preghiera è la lectio (lettura). E’ il momento nel quale leggiamo la Parola di Dio lentamente e attentamente così che penetri dentro di noi. Per questa forma di preghiera può essere scelto un qualunque breve brano della Sacra Scrittura.

Cosa è la Lectio Divina?

“Lectio Divina” significa “lettura divina” e descrive il modo di leggere la Sacra Scrittura: allontanarsi gradualmente dai propri schemi e aprirsi a ciò che Dio vuole dirci. Nel secolo XII, un monaco Certosino, chiamato Guigo, descrisse le tappe più importanti della “lettura divina”. La pratica individuale o in gruppo della Lectio Divina può assumere diverse forme ma la descrizione di Guigo rimane sempre fondamentale.

Guigo scrisse che il primo gradino di questa forma di preghiera è la lectio (lettura). E’ il momento nel quale leggiamo la Parola di Dio lentamente e attentamente così che penetri dentro di noi. Per questa forma di preghiera può essere scelto un qualunque breve brano della Sacra Scrittura.

Il secondo gradino è la meditatio (meditazione). Durante questa tappa si riflette e si rimugina il testo biblico affinché prendiamo da esso quello che Dio vuole darci.

Il terzo gradino è la oratio (preghiera), è il momento di lasciare da parte il nostro modo di pensare e permettere al nostro cuore di parlare con Dio. La nostra preghiera è ispirata dalla nostra riflessione sulla Parola di Dio.

L’ultima tappa della Lectio è la contemplatio (contemplazione), nella quale ci abbandoniamo totalmente a parole e pensieri santi. E’ il momento nel quale noi riposiamo semplicemente nella Parola di Dio e ascoltiamo, nel livello più profondo del nostro essere, la voce di Dio che parla dentro di noi. Mentre ascoltiamo, veniamo gradualmente trasformati dal di dentro. Evidentemente, questa trasformazione avrà un effetto profondo sul nostro comportamento e, da come viviamo, testimonieremo l’autenticità della nostra preghiera. Dobbiamo applicare alla nostra vita quotidiana ciò che leggiamo nella Parola di Dio.

Queste tappe della Lectio Divina non sono regole fisse da seguire, ma semplicemente orientamenti su come normalmente sviluppare la preghiera. Si cerca una maggiore semplicità e disposizione ad ascoltare e non a parlare. Gradualmente le parole della Sacra Scrittura incominciano a liberarsi e la Parola si rivela davanti agli occhi del nostro cuore. Il tempo dedicato ad ogni tappa dipende da come la Lectio Divina è adoperata se individualmente oppure in gruppo. Se il metodo viene adoperato per la preghiera di gruppo, è evidente che sarà necessaria una minima struttura. Nella preghiera in gruppo la Lectio Divina può permettere la discussione nelle implicazioni della Parola di Dio nella vita quotidiana, ma non deve ridursi a questo. La preghiera tende più verso il silenzio. Se il gruppo si sente portato più al silenzio, allora si può dedicare più tempo alla contemplazione.

Per molti secoli la pratica della Lectio Divina, come modo di pregare la Sacra Scrittura, è stata fonte di crescita nella relazione con Cristo. Ai nostri giorni sono molti gli individui e i gruppi che la stanno riscoprendo. La Parola di Dio è viva e operante, e trasformerà ciascuno di noi se ci apriamo a ricevere ciò che Dio vuole darci.

L’itinerario esistenziale di san Bruno abbraccia tre paesi europei: la Germania dove nacque, intorno al 1030 da una nobile famiglia di Colonia; la Francia, dove si formò culturalmente e spiritualmente; l’Italia, dove conobbe la sua maturità, ed in Calabria trascorse gli ultimi anni di vita e quì morì.

  

Il modello di vita creato da San Bruno, che si ispirò piuttosto alle laure palestinesi,partì da un’ intenzione: integrare in modo più armonioso possibile vita solitaria e vita fraterna, sfruttando successivamente le risorse dell’una e dell’altra.

http://www.certosini.info/san_bruno_louf.htmhttp://www.facebook.com/profile.php?id=100000464083927#!/groups/112882965441605/http://www.facebook.com/profile.php?id=100000464083927#!/groups/185478451480888/http://www.facebook.com/profile.php?id=100000464083927#!/pages/San-Bruno-o-Brunone-Maestro-e-monaco-certosino/108604419216120http://www.facebook.com/profile.php?id=100000464083927#!/pages/Anicec-alta-formazione-P-U-L/226322120714514

 http://www.facebook.com/pages/San-Bruno-monaco-certosino/108604419216120foto:http://www.facebook.com/media/set/?set=a.141126259246176.23979.100000464083927&type=3

San Bruno di Colonia – Intorno all’anno 1080 san Bruno era già sul punto di partire in solitudine, quando alcune circostanze impreviste l’obbligarono a rinviare un po’ più in là l’esecuzione del suo disegno. Ahimè! Il ritardo fu fatale per i suoi due compagni, come egli stesso dice: «l’animo si raffreddò e il fervore svanì». L’opzione definitiva di st. Bruno per una vita solitaria giungerà alla fine di una crisi che sco…sse la Chiesa di Reims, e oppose violentemente Bruno all’arcivescovo simoniaco Manasse, che lo spogliò delle sue cariche e lo esiliò dalla diocesi. In una sua lettera pervenutaci, che invia dalla Calabria, dove Urbano II lo lasciò ritirare, (Lettera a Rodolfo il Verde 13). (Colonia, 1030Serra San Bruno, 6 ottobre 1101).

https://twitter.com/#!/sanbrunomonaco          universo certosini

 La crisi della Chiesa del tempo fece maturare a st. Bruno un’attrattiva per il silenzio, che agitava già da tempo il  cuore e che lo avvicinava sempre più in contemplazione a Dio.

Fu un monaco fondatore dell’Ordine dei Certosini, chiamato anche Brunone (forma latinizzata) e viene definito a volte, abate o sacerdote.

http://www.facebook.com/pages/San-Bruno-monaco-certosino/108604419216120#!/profile.php?id=100000464083927  

Il raccoglimento interiore permette di purificare il cuore che è innamorato del suo Dio, e il cui sguardo ferisce il divino sposo, che a sua volta è disposto a fargli provare in risposta il suo amore, istillando nella sua anima i frutti del… suo Spirito: la pace e la gioia.

n

Non si racconta forse di Bruno che veniva spesso sorpreso a camminare in mezzo alla natura, ripetendo ciò che era divenuto in lui il grido del cuore, e senza dubbio la sua giaculatoria preferita: ‘O bonitas!’?

http://sanbrunodacolonia.blogspot.com/?zx=7fbb5e7963f0ee61   San Bruno o Brunone*monaco certosino. Nelle limpide sorgenti dentro e fuori le mura di una Certosa. Essere grati a san Bruni per averci aperto, con le sue meditazioni, le porte di quella «Certosa del cuore», nella quale con sincera umiltà e vera fiducia possiamo chiedere a Dio di ammetterci, per suo puro dono, a quella eterna «Certosa del cielo» che – in quanto Vita di eterno Amore trinitario – è Lui stesso.

CCC

(nella foto) San Bruno circondato dai suoi compagni  morì in Calabria nel 1101 e fu sepolto nell’eremo di santa Maria della Torre.

Nell’eremo-chiesa di S. Maria del Bosco o della Torre, Serre calabre. Nel 1505, avveniva il ritrovamento del corpo di San Bruno che visse a in Calabria per dieci anni. Lo si ricorda «mite come un agnello e sempre festoso in volto».
 
La vita evangelica che San Bruno ebbe e cercò di imprimere nella vita certosin:
    1-Il Tempio:la cella,luogo dell’incontro della presenza di Dio.
   2- L’albero:”la croce di Cristo portata nel boscoso silenzio della Certosa”.
  3-La roccia:il luogo aspro della solitudine.
 
Ma il centro è la “Bontà Divina! “(SanBruno), il perfetto Amore Trinitario, nel silenzio, la perfetta comunione di volontà, attorno al Calice della mensa Eucaristica.
 
http://www.facebook.com/pages/San-Bruno-monaco-certosino/108604419216120#!/groups/112882965441605/ 
Cattura1

   (foto) l’interno della chiesa conventuale della Certosa di Serra. 

Nella foto:   l’urna di San Bruno e di Lanuino che si trova nella chiesa conventuale del Monastero della Certosa delle Serre calabre.

San Brunone aveva  stabilito con fermezza quella che oggi è la vita dei certosini.

c

 

monaci bruniani

<!—Codice Sorgente Lista Siti Cattolici —-><BR><a href=”http://www.siticattolici.it/”><img src=”http://www.siticattolici.it/images/sitica.gif” border=”0″ width=”120″ height=”50″></a><BR><!— Fine del Codice Sorgente –>

ANICEC 2013    Gerardo MADONNA

Lascia un commento